Occhiali da sole sulla neve: Non è moda ma protezione contro la cecità da neve

Occhiali da sole sulla neve: Non è moda ma protezione contro la cecità da neve

È più vicino, più crudele, riflesso da miliardi di cristalli che ti guardano negli occhi come piccoli specchi. Gli occhiali da sole qui non fanno scena: salvano le vacanze, e qualche volta la vista. La “cecità da neve” non è un modo di dire alpino. È un colpo che arriva la sera, quando pensavi di essere al sicuro.

La mattina sul plateau è un foglio bianco senza margini. La seggiovia scricchiola, il vento è secco, la luce ti punge sotto le ciglia. Un ragazzo davanti a me scende la sbarra del casco e ride, poi strizza gli occhi e mette una mano a visiera: gesto antico, inutile. Al rifugio pareti di legno, scarponi parcheggiati come stivali d’altri tempi, e quel bagliore lattiginoso che entra dalle finestre anche quando restano chiuse. A mezzogiorno due tavoli più in là un uomo chiede acqua e rimane con la testa tra le mani. Dice che gli bruciano gli occhi, che fanno male a ogni sguardo. Nessuno fa il duro con la luce. E la sera presenta il conto.

Neve, sole e riflessi: dove nasce il pericolo

Sulla neve i raggi non arrivano soltanto dall’alto. Rimbalzano dal terreno come palline impazzite, e gli occhi incassano colpi su colpi. In quota l’irradiazione cresce circa del 10-12% ogni 1.000 metri. La neve riflette fino al 90% dei raggi UV. E tu, con la pelle coperta da strati, resti esposto proprio dove sei più nudo: la cornea.

Una guida di Cervinia mi ha raccontato di un gruppo sceso nel pomeriggio con gli occhi rossi, convinti fosse solo vento. La notte per due hanno chiamato il 118: dolore, lacrimazione, palpebre serrate. Fotocongiuntivite attinica, diagnosi rapida. Non è raro, anzi. Nei weekend di sole dopo una nevicata, i soccorsi vedono un picco di casi. Soprattutto tra chi indossa occhiali “fashion” da città o scia a primavera, quando l’aria illude e la luce picchia.

La cecità da neve è una scottatura della cornea. I raggi UV-B danneggiano l’epitelio, l’occhio reagisce con un incendio silenzioso che esplode dopo 6-12 ore. Bruciore, sensazione di sabbia, fotofobia, a volte vista annebbiata. Passa, di solito, ma intanto fa male davvero. E i “microtraumi” ripetuti non sono innocui: pterigio, cheratosi, rischi cronici si accumulano nel tempo. Non si tratta di resistere, ma di evitare il danno.

Come scegliere e usare gli occhiali giusti in montagna

Parti dall’etichetta: UV400 reale e marcatura CE a norma EN ISO 12312-1. Categoria del filtro 3 per sci e snowboard, 4 per ghiacciai e alta quota prolungata (mai alla guida). Montatura avvolgente, base 8 o con paratie laterali. Lente ampia che copre sotto e ai lati, meglio se specchiata o fotocromatica da 2 a 4 per chi parte presto e rientra tardi. Gli occhiali giusti non sono un accessorio, sono un dispositivo di protezione.

Capita a tutti quel momento in cui togli gli occhiali “solo un attimo” per la foto. E la luce entra come una lama. Se porti lenti a contatto, prediligi lacrime artificiali senza conservanti e una lente con trattamento antiriflesso interno. Polarizzato? Utile per ridurre il riverbero, ma può attenuare la lettura del ghiaccio vivo: prova sul campo. Bambini: faccini bassi, pupille grandi, rischio alto. Piccole maschere o occhiali cat. 3 avvolgenti, sempre. Diciamolo: nessuno lo fa davvero ogni giorno.

Occhiali buoni funzionano solo se li indossi. Tienili sul viso anche in seggiovia, anche quando il cielo “schiarisce”. Le nuvole non sono una scusa: i raggi passano. E non fidarti di scuri senza filtro: la pupilla si dilata, gli UV entrano di più.

“La fotochecheratite è come una scottatura al mare: non senti subito, ma la sera brucia. Prevenire è mille volte meglio che curare”, mi dice un oculista di Aosta.

  • Checklist veloce: UV400 reale, CE a norma, filtro 3 o 4, montatura avvolgente, copertura laterale.
  • Per la primavera: fotocromatiche 2-4 o combinazione occhiali + maschera con lenti intercambiabili.
  • Allaccia casco e fascia sotto: taglia i riflessi che salgono da sotto la lente.
  • Porta un panno in microfibra e una bustina: lente pulita = occhio rilassato.

Se succede lo stesso: riconoscere e agire senza panico

La sera arrivano bruciore, lacrime, palpebre che si chiudono da sole. Ferma lì. Entra al caldo ma non secco, spegni gli schermi, indossa una maschera notte o occhiali scuri per riposare. Impacchi freddi e lacrime artificiali preservative-free aiutano. Evita lenti a contatto finché non sparisce il dolore. Mai strofinare, mai colliri “sbiancanti” fai-da-te: irritano. Se il dolore è forte o vedi aloni, pronto soccorso oculistico: una valutazione evita complicazioni. La guarigione, nella maggior parte dei casi, arriva in 24-48 ore, come una scottatura che si spegne. Ma non trattarla da souvenir di montagna. La prossima discesa inizia la mattina, con gli occhiali giusti già sul naso.

Si torna sempre lassù per respirare più larghi. Proteggere gli occhi non toglie poesia, la rende possibile. Una lente buona allunga le giornate, apre i contrasti, fa leggere il manto come una mappa. Con gli occhiali al posto giusto, vedi le venature della neve vecchia, riconosci il lastrone, intuisci quel corridoio che sarà setoso fino a valle. Condividere un paio di occhiali in più nello zaino del gruppo è un atto di amicizia. E chi ha provato una notte di cecità da neve lo sa: il giorno dopo non sceglie il colore della montatura, sceglie il futuro delle proprie pupille. Sembra una scelta piccola, è un’abitudine che cambia tutto. La luce è la stessa per tutti. È come la guardi, che fa la differenza.

Punto chiave Dettaglio Interesse per il lettore
Riflesso UV della neve Fino al 90% di rimbalzo; +10-12% UV ogni 1.000 m di quota Capire perché gli occhi si “bruciano” anche con cielo velato
Scelta delle lenti UV400, CE EN ISO 12312-1, filtro 3-4, montatura avvolgente Comprare il modello giusto, evitare falsi e inutili “fashion”
Uso corretto Indossarli sempre in pista e in seggiovia, protezioni laterali, opzione fotocromatica Ridurre rischio di fotokeratite e stanchezza visiva

FAQ :

  • Serve davvero la categoria 4?Solo per ghiacciai o alta quota con riverbero intenso e soste lunghe. In auto è vietata: troppo scura per la guida.
  • Meglio polarizzate o specchiate?La polarizzazione riduce il riverbero, la specchiatura attenua la luce visibile. In neve dura il polarizzato può “appiattire” il ghiaccio vivo: provale prima.
  • Maschera da sci o occhiali da sole?Entrambi vanno bene se di qualità. Maschera per vento/tormenta, occhiali per ventilazione e leggerezza. Molti alternano a seconda di luce e temperatura.
  • I bambini hanno bisogno di lenti speciali?Sì: cat. 3, UV400 reale, montatura avvolgente e leggera. Gli occhi dei piccoli assorbono più UV: proteggili sempre, anche nel passeggino sulla neve.
  • Ho sintomi di cecità da neve: cosa faccio?Riposo visivo, buio, impacchi freddi e lacrime artificiali. Niente lenti a contatto, niente colliri “rossore”. Se il dolore è intenso o la vista cala, vai dall’oculista.

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